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SANACORE,

uno Show 34 che da 36 anni solca le onde dall’alto Adriatico al mar di Sicilia.

A bordo Mario, Gabriele, Sergio, Jessie, Giorgio.

In bella vista sulla randa l’omaggio al nostro sponsor “ Santa Maria di Leuca Camping &  Wellness”

Sulle nostre maglie, con orgoglio, il logo di Scuola Vela Smarè!

 

Alle 8:00 del mattino, sorseggiando una spremuta di arancia, Mario controlla gli ultimi aggiornamenti meteorologici e affina la strategia di regata che ci proporrà.

Gabriele, visibilmente teso ed in attesa di una buona notizia che a breve arriverà dall’ospedale dove Lucia è ricoverata, controlla le manovre in coperta e sbriga le ultime pratiche di segreteria. Sergio ha abbandonato la sua preziosa cambusa perchè come al solito ha da sbrigare  qualche ultimo “sbattimento” professionale.

Giorgio sembra smarrito, ha lasciato il suo Laser a Leuca per affrontare questa nuova esperienza, ma Sanacore ha qualche tonnellata in più da dover governare con le sua abilità da giovane timoniere.

Jessie è venuta a Leuca attraverso Workaway per passare qualche settimana di lavoro a Smaré in cambio di ospitalità, non si aspettava di essere sbalzata dalla barchetta di suo nonno, pescatore di  aragoste in Australia, su uno Sloop di 10,5 metri nel bel  mezzo del Canale d’Otranto.

 

h 10:00 utc+2

Imbocco del porto di Brindisi, 113 imbarcazioni sono ormai pronte ad ascoltare sul CH 72 l’ultimo countdown che darà il via alla regata.

A bordo sembra tutto in ordine, l’aria si è rinfrescata non appena giunti in mare aperto ed ha asciugato anche i medaglioni sulla maglia del cambusiere. Giorgio al timone riceve istruzioni dal suo istruttore, e la barca sembra riconoscergli autorevolezza nonostante la sua giovane età. Mario e Sergio in questa fase osservano lo svolgersi delle attività di bordo pronti a loro volta a ricevere un ordine da eseguire prontamente. Jessie sembra chiedersi ancora, “ ma io che ci faccio qui?”.

 

h 10:07 utc+2

-5 4 3 2 1 PEEEEEEE

Partiti

Siamo appena dietro, o meglio sottovento, a una moltitudine di velieri e dovremmo sorbirci i rifiuti di molto Dacron, Kevlar, Carbonio, e Taftà. E mentre avanti tanti omini bardati di tutto punto urlano assetati di mare chiedendo “Acqua” , noi  col nostro incedere silenzioso attendiamo che quel poco vento di Nord Est riempia le vele senza più sventarle.

Di lì a poco Sanacore prende il suo lieve passo e si è già pronto ad issare Spinnaker.

Circa 20 minuti dopo la partenza anche noi abbiamo la nostra vela colorata a prua e avanziamo insieme al resto di buona parte del gruppo di testa.

 

h12:30 utc+2

Il vento di NE non molla e non cambia direzione, ma Mario, che ha appena chiuso uno chat con Eolo, sa con certezza che girerà in senso orario, e che sarà una giusta scelta quella di procedere senza spi bolinando nel “buono” dell’atteso levante e poi scirocco.

E così sià, giù di spi e prua al largo e non più a terra. Solo un paio d’ore ed ecco che seguendo solo i “filetti” delle nostre vele, la prua di Sanacore si orienta dritta verso il capo d’Otranto.

 

h16:00 utc+2

Siamo circa al traverso di San Cataldo (o forse San Foca), il bravo cambusiere ha già iniziato da un pezzo a distribuire vitamine, carboidrati, e fibre in varie forme alimentari.

L’umore è alto ed il sonno sembra ancora lontano, forse solo per poco, ma procediamo bene e tutte le barche a prua colorate laggiù a terra sembrano lasciarci passo. Abbiamo fatto la giusta scelta e recuperiamo su tanti spinnaker e gennaker che navigano in acque più basse.

Mario alterna in carica i suoi smartphone e abbiamo sempre  notizie fresche di vento.

Ci aspetta la prima bonaccia, ma saremo pronti ad affrontarla con Otranto davvero ad un “soffio”

 

h 20:30 utc+2

 

Senza vento è davvero una sofferenza, il cambusiere è capitolato e ha schiacciato un lungo pisolino. Al risveglio la ciurma reclama cibo che prontamente viene dispensato.  Strappando la regola viene concessa anche una birra, nonchè ultima, al Capitano, al router ed anche a se stesso.

Nel frattempo la boa di Otranto è stata scapolata e di qui a poco isseremo nuovamente Spinnaker.

La vela colorata è già sù. Sappiamo che il vento salirà e lo aspettiamo godendo dell’incedere deciso dello scafo e del suono di una lunga scia, dietro di noi nel mare brillante di una luna ormai quasi piena!

 

Giovedi 8 Giugno 2017

h 00:30 utc+2

 

Il vento di NO continua a salire, lo sapevamo, ed ora col senno di poi ci chiediamo se non fosse stato il caso di ammainare da subito lo spi.

Sanacore corre sul mare, lo spi non si sgonfia mai, anzi è il mare che sembra gonfiarsi sulle fiancate. Lo scafo sembra reclamare meno peso, vorrebbe potersi librare e alleggerire il timone in una lunga planata verso Othoni. Ma questo non è possibile e continuiamo ancora per un po’ a spingerci avanti, mentre vediamo scorrere lungo le fiancate altre luci di via, verdi e rosse, mentre le bianche poppe diventano sempre più grosse! Recuperiamo posizioni, ma non riusciamo a gioirne appieno, quel passo veloce non ci concede leggerezza.

La rotta è troppo a Sud, non va bene! Dobbiamo deciderci ad ammainare.

 

h 1:30 utc

Non possiamo procedere oltre, la barca è sotto sforzo, la rotta non è quella prevista, non è possibile strallare oltre. Al timone Gabriele è sicuro e delicato, e benchè sia inevitabile sentire la resistenza dell’acqua sotto lo scafo sappiamo che saremmo in grado di governare ancora con la bussola a 150° . Ma ci porterebbe troppo a sud, e se il vento montasse ulteriormente?

Un giro di sguardi e la decisione è presa. Dobbiamo ammainare. Abbiamo 20 e passa nodi di Vento reale e le raffiche superano i 25 nodi, mentre le nervose onde del Canale non sono più sporadiche.

Uno degli spauracchi di ogni velista è lì lì per avverarsi. Gabriele combatte col TafLaf, Giorgio ansima sempre di più ma adesso lancia un lamento che è un misto di paura e richiesta di aiuto. Sanacore non riconosce più il suo timone e a nulla valgono gli sforzi disperati del nostro giovanotto di richiamare a sè la barra. Il vento ha il sopravvento sullo scafo che ruota in senso antiorario, dritto al vento. Siamo in straorza, Jessie guarda con serafica e calma paura il boma a pochi centimetri dall’acqua, sono certo che nuovamente stia pensando “ma che ci faccio qui?”. La barca è traversa, io sono sottovento agganciato in sicurezza alla draglia.

D’istinto mi lancio alla scotta ma non ho ancora ricevuto l’ordine, non voglio prendere iniziative, ma non posso fare altro e la libero dalla bitta non appena sento finalmente “giù la drizza”. Gabriele mi urla di recuperare lo Spi, e aggiunge “…quel che resta dello Spinnaker…” . Guardo a poppa e lo vedo lacero frenare il nostro avanzare pazzo sul mare nervoso.

 

Il genoa non è venuto su nonostante i miei sforzi al limite di un infarto (ho pensato solo a quante stupide sigarette avevo fumato fino a quel momento), eravamo in straorza, la leggera tela non ha retto senza alcuna copertura della vela di prua, ed è scoppiata lasciandoci in un momento di grande sconforto e al contempo di sollievo.

Siamo tutti a bordo, l’equipaggio non ha subito ferite, le manovre della barca sono ancora in ordine. Anche Jessie ora è in pozzetto.

 

h 1:40 utc+2

 

“ Ho fame” le uniche parole che sono uscite di bocca al comandante a barca ormai in cappa. E poi aggiunge “la regata ormai è andata”. Non ci sono più tutte quelle luci verdi e rosse a babordo e tribordo, solo piccole bianche poppe lontane da noi.

 

Nessuno commenta, solo Giorgio balbetta qualcosa in una lingua tutta sua che noi non siamo riusciti a decifrare.

 

Gabriele torna sulla tuga e mi chiede i mataffioni. Assicura alla battagliola il grande genoa e va all’albero per prendere una mano di terzaroli. Io ne sono felice ma non commento.

 

Mi chiede di prendere il fiocco dal quadrato e lo faccio ben volentieri senza però lasciar trasparire il mio entusiasmo. Io questa regata la voglio finire, voglio dedicare queste 100Miglia al mio amico che fa il tifo per noi da lassù. Me ne fotto della posizione, ma voglio tagliare il traguardo da marinaio, anche soffrendo!

Lentamente senza farci sopraffare da alcuna ansia mettiamo in ordine le manovre e prepariamo il fiocco; la drizza ora viene su con più serenità perchè la issiamo andando a vento e non più di poppa, è tutto più regolare. Tutto avviene in una sorta di pace mistica in cui ognuno elabora a proprio modo e nell’intimo della proprio spirito marinaro quanto è appena accaduto. Nessun urlo, nessuna invettiva e rimprovero. E’ successo! Succede, si farà in modo che non accada più!

Gabriele è un grande comandante, un vero marinaio, un abile velista che ha tanto da insegnare senza necessariamente parlare.

 

Sanacore riprende il suo passo, è stabile, navighiamo a 6,5-7 nodi, con qualche piccolo picco, perfettamente in rotta sui 115gradi.

Il cielo è schiarito da un’aurora che per noi oggi sembra giunta in ritardo tanto ci avrebbe fatto piacere un raggio di luce in più in quel marasma. Io crollo e vado giù in dinette nella speranza di riposare solo qualche manciata di minuti almeno per chetare il forte mal di testa. Gli altri sono in pozzetto!

 

h 4:00 Utc+3

E’ passato ben più di una manciata di minuti, avrò dormito circa 2 ore e nel pieno sonno, ma con l’allerta del marinaio di cui sono orgoglioso, mi sveglio di soprassalto appena mi sento chiamare dal pozzetto. Gabriele ormai si addormenta al timone e lo rilevo di buon grado, contento di concedergli quel poco di riposo col quale si premierà. Apprendo nel mentre che Giorgio ha vomitato subito dopo il marasma, e a me sembra la minima conseguenza  per quel  che ha vissuto.

Othoni è al traverso, vedo la Baia di Fiki . Sanacore fila ancora veloce ma intorno sembra ormai calma piatta. Quella calma che ossessione tutti i partecipanti a questa regata.

Mario ha insistito dal giorno prima per passare nel mezzo di queste due meravigliose isole “in provincia di Lecce” (cit. Argo). Sanacore ci ha rimesso uno Spinaker per essere qui adesso. E ora che ci siamo sembra che un invisibile tapis rulant sotto il pelo dell’acqua faccia avanzare solo noi nell’immobilità delle barche alla nostra dritta e alla nostra sinistra.

Appena il giro dello sguardo riesce ad abbracciare tutto il canale fra l’estremo nord di Corfù e le altre isole Diapontine, ci accorgiamo di non essere per nulla soli e che la regata è ben altro che “andata”!…

 

Il vento moderatamente accenna a calare ed è il momento di riprendere randa piena. Almeno questo vorrei farlo senza svegliare il capitano. Ma è inutile e lui è immediatamente fuori ai primi movimenti di drizza, dopo neanche mezz’ora di riposo.

A questo punto, anzi “giacché” anche lui è in coperta, riarmiamo il genoa e la barca non perde neanche un nodo raccogliendo avidamente ogni bava di vento.

I miei occhi si chiudono senza controllo, governo a vento anche in pieno sonno. Che strana cosa, mi sento parte integrante dello scafo, se non fosse per quei 10 gradi di bussola potrei forse continuare a timonare così in piena incoscienza.

Mi sforzo di tenere gli occhi aperti finchè posso, ma ormai è il momento di richiamare il glorioso Giorgio che nel sonno penso abbia esorcizzato il demone nero di una rottura sfiorata per un pelo… (“meglio il Laser mio, almeno scuffio e poi riparto…”). Mi adagio sulla tuga e praticamente svengo nuovamente. Sembra la barca degli zombie, abbiamo tutti delle facce improponibili!

 

h 7:00 utc+3

Toccherà anche a noi arrivare nel “nulla cosmico”. Per un po’ ha timonato anche Mario che con grande modestia appena la barca ha cominciato a muoversi per solo abbrivo ha chiesto di passare il timone a “uno capace”.

Ed ecco di nuovo Gabriele che, implorando la collaborazione delle altre braccia stanche e teste frastornate, si dipana in impossibili micro regolazioni alla ricerca di una disperata possibilità di procedere anche a decimi di nodo. Il Sog segna spesso 0 ed io ne approfitto per dispensare frutta, succo d’arancia, parmigiano e prosciutto crudo. Speriamo solo che questa sofferenza al caldo appiccicoso dell’umido mattino finisca il prima possibile.

Cominciamo a sperare in un bagnetto nella cala subito dopo Kassiopi ma ci vuole ancora un po’. Mancano poche miglia ma sembra ancora un lungo viaggio.

 

h 9:00 utc+2

Il vento è ripreso e abbiamo solo randa e genoa. Il vento è al mascone e ci obbliga ad un gran lasco, senza permetterci una buona prua. Allora si va a farfalla e sembra che la barca risponda davvero bene. Ovviamente sulla nostra poppa altre vele colorate paiono avvicinarsi ma non tanto da raggiungerci. Mario ci ha segnato la giusta rotta e nella sventura abbiamo recuperato e segnato un buon vantaggio che cerchiamo di  proteggere a denti stretti.

h 10:50 Utc+2

Siamo stanchi e continuiamo a farfalla in fil di ruota, andatura in cui ogni marinaio sa di dover avere gli occhi anche sopra e dietro la testa. Gabriele continua incessantemente a richiamarci nel prestare attenzione al boma che potrebbe strambare pericolosamente.

Manca davvero poco a tagliare il traguardo. La barca ha un buon passo il vento anche dopo Capo Katerini non ha mollato e si va bene dritti sul traguardo.

Qualche onda sembra volerci rovinare la festa istigando il boma a cambiare bordo. Gabriele continua a urlare “occhio al boma” “OCCHIO AL BOMA”.

La ghigliottina parte e apparentemente non ha fatto danni a cose e persone, ma nello stesso istante  Gabriele esclama “cazzo, Mario, ti sei fatto male” . Io non ho sentito alcun urto sulla paratia, nè tantomeno alcun movimento brusco del nostro router,  il quale era seduto in pozzetto molto basso rispetto al boma.

Mario ha il volto sofferente e si tiene la testa fra le mani, ha preso un colpo con la scotta della randa esattamente sulla parte più alta del capo. Di striscio ma intenso.

Siamo spaventati ma sembra nulla di grave. Mario va giù ed io con lui per posargli un panno umido sul capo ed un secchio affianco perchè dice di poter aver bisogno di vomitare.

Nulla di grave, ne siamo convinti, ma Mario di lì a pochi minuti inizia a reclamare amnesie temporanee, dicendo di non ricordare l’accaduto e addirittura di essersi dovuto sforzare per ricordare su quale barca fosse. Ci spaventiamo senza allarmarci.

Il traguardo è ormai a pochi metri, lui sta bene parla fluente non ha alcun conato di vomito anzi ha anche dimenticato di avermi mai chiesto un secchio. Sa chi siamo e dov’è, ma continua a chiedermi mille volte cosa sia accaduto. La botta l’ha presa ma ho idea che adesso sia passato.

 

h11.04 Utc+3

 

COMITATO DI REGATA COMITATO DI REGATA DA SANACORE NUMERO 58 STIAMO TAGLIANDO IL TRAGUARDO IN QUESTO MOMENTO

 

RICEVUTO SANACORE

Mario chiama subito Checco per un parere medico. L’amico medico lo rassicura che con i sintomi  “che non manifesta” non ci sono preoccupazioni. Lo terrà in osservazione per i prossimi giorni che tanto passeranno insieme e che in caso di strani sintomi faranno una corsa in ospedale. La preoccupazione di un ematoma in corso sembra superata, ci possiamo concedere ad un’approssimativa conta delle barche sulla nostra poppa e ad un controllo sul tracking.

Non siamo poi tanto “merdesimi”, la nostra regata l’abbiamo terminata con dignità e rispetto a bordo.

Non siamo stati un equipaggio agguerrito, abbiamo navigato per noi e per la nostra barca.

Aspetteremo la classifica che ci concederà una bella soddisfazione.

Appena l’attesa graduatoria è pubblicata ci gongoliamo a qualche vezzo e amicale rivalsa da banchina, ma sottovoce nell’intimo del nostro pozzetto.

Non sia mai che il mare ci sente e poi si offende!

Sergio De Riccardis

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